Dipendenza palatale, il cibo ha smesso di nutrirci e ha iniziato a drogarci.
La tecnologia e la scienza sono i due più grandi vantaggi per l’umanità, ma se applicati per scopi di speculazione economica con la scusa di renderci la vita più comoda, diventano armi di distruzione di massa.
In questo articolo capirai come l’industria alimentare abbia utilizzato la scienza e la tecnologia per diffondere la più vasta e devastante delle dipendenze, ovvero la dipendenza palatale.
Prima di svelarti cos’è la dipendenza palatale e perché è cosi difficile stare a dieta, riassumiamo quello che hai appreso fino a qui attraverso il :
- primo articolo dove hai appreso che la maggior parte della gente si alimenta senza conoscere il cibo, ne la nutrizione.
- secondo articolo nel quale hai conosciuto i diversi aspetti e ruoli che riveste l’alimentazione al giorno d’oggi, e quali sono i tre più grandi errori alimentari commessi dalla popolazione del nostro emisfero.
- terzo articolo abbiamo discusso del primo macro errore alimentare, introducendo il concetto di densità calorica degli alimenti.
- quarto articolo, è stato chiarito il secondo macro errore alimentare, hai potuto distinguere gli alimenti dai prodotti alimentari e hai intuito il terzo macro errore alimentare: la dipendenza palatale.
Il punto di beatitudine
Tradotto letteralmente il termine “bliss point” significa punto di beatitudine ed è il metodo di misura della dipendenza palatale.
Potresti anche considerarlo come un momento in cui ottieni il massimo godimento, il momento in cui, gustando un prodotto alimentare, vieni pervaso dalle classiche emozioni che ti fanno dire “mmmhhh”.
Amichevolmente possiamo coniare questa traduzione:
Bliss point = “Mmmhhhh”
Gran bei momenti vero? Ti sei mai chiesto perché non provi l’effetto “Mmmhhh”, quando mangi del petto di pollo bollito senza sale ne altro tipo di condimento o spezia?
La tecnologia al nostro servizio o…
Ora che ti è chiara la differenza tra cibo naturale e alimento trasformato, vorrei chiarire un altro punto fondamentale per comprendere appieno la vera nutrizione.
La tecnologia è un benefattore generoso.
A quelli che hanno usato con saggezza i suoi doni ha concesso la libertà dalla fatica, la libertà di viaggiare, la libertà dai disagi del freddo, del caldo e della sporcizia, la libertà dalla malattia.
La malattia cronica nelle nazioni industrializzate ha raggiunto proporzioni epiche perchè siamo stati abbagliati dai suoi figliastri: alimenti già pronti, alimenti in porzioni singole, alimenti economici, falsi alimenti, alimenti imbalsamati, che riempiono gli scaffali dei nostri alimentari, supermercati, macchine automatiche, negozi di integratori e alimenti dietetici.
Ho preso in prestito le parole di Sally Fallon, scritte nelle prime righe della prefazione del suo libro “Nourishing traditions” perché vorrei che provassi a pensare a quanto l’alimento viene portato lontano dalla sua natura originaria.
La tecnologia è presente in tutti i frangenti della nostra vita quotidiana, ormai viviamo in simbiosi con la tecnologia.
Questa fusione si è cosi profondamente radicata ,che per discuterne i molteplici aspetti ho dovuto dedicargli un articolo intero.
Ora però concentriamoci sul rapporto cibo-tecnologia.
Cibo o alimento tecnologico?
I vantaggi del nostro benefattore riguardanti l’alimentazione sono: alimenti a lunga conservazione, facili da stipare, da trasportare, da proporre, da produrre, economici, veloci da preparare, accattivanti e stimolanti.
Ti viene in mente qualche vantaggio che non abbia un compromesso da accettare?
I prodotti alimentari non nascono mai a caso, ma vengono creati sempre e solo dopo un attenta osservazione dei bisogni e richieste del consumatore.
In un interessante articolo pubblicato sul New York Times Magazine nell’aprile del 2013, “The Extraordinary Science of Addictive Junk Food”, il premio Pulitzer per il giornalismo divulgativo Micheal Moss, racconta di una riunione fra gli 11 uomini che controllavano le più grandi aziende alimentari americane, avvenuta l’8 aprile del 1999.
L’ordine del giorno era l’aumento epidemico dell’obesità e le relative misure da adottare per frenare e invertire la preoccupante tendenza, nel discuterlo si fece riferimento anche alle responsabilità dell’industria alimentare.
In modo particolare venne evidenziata una strettissima relazione tra:
- La perdita di controllo sul consumo dei prodotti alimentari da parte dei consumatori, (Consumo programmato)
- l’incontrollato appetito sovrastimolato dal consumo di alcuni prodotti alimentari, (Bliss point e dipendenza palatale).
- l’utilizzo di conoscenze scientifiche specifiche per indurre il consumatore a scelte programmate, (Comunicazione emotiva).
Come credo ti stia immaginando, la riunione fini ambiguamente.
L’industria alimentare non aveva fatto nulla che non chiedesse il consumatore, e di certo non aveva intenzione di far perdere tempo ai sui stimati rappresentanti, solo perché alcuni individui in camice bianco erano preoccupati per l’obesità.
Altre verità che confondono le idee
Come fai a valutare vantaggiosa una scelta, valuti i pro e i contro giusto?
Ma per poter scegliere, devi conoscere bene tutti i fatti, e di certo i top manager dell’industria alimentare non avevano, e non hanno tutt’oggi, nessuna intenzione di essere chiari.
Oltre alla consueta poca chiarezza sui fatti che coinvolgono miliardi di valuta di fatturato annui, nonché il controllo del globo, a rendere ancora più difficile la valutazione di una scelta alimentare, si aggiungono due grandi verità.
Sono due condizioni organiche caratteristiche del mondo animale: buono adesso, cattivo domani.
Cattivo domani, la prima grande verità
Il nostro organismo si adatta quasi a tutto pur di sopravvivere!
I danni causati dalla mal nutrizione sono lenti a manifestarsi, soprattutto se ci iper-alimentiamo.
La mal nutrizione di chi patisce la fame è decisamente più rapida a causare danni visibili, ma nel nostro caso, ovvero malnutrizione nonostante l’iperalimentazione è molto probabile che i danni al nostro organismo si manifestino gradualmente, per diventare davvero un problema a partire dai 40 – 50 anni in poi.
Il “cattivo domani” non ci preoccupa oggi!
A rendere questo scenario ancora più “comodo” si aggiungono le svariate decine di medicine che accettiamo di assumere per riparare i danni dovute alle pessime abitudini, dopotutto si diventa vecchi e i vecchi sono cosi… o no?
E se sei un grande ossidatore e sei magro? magro=sano quindi nessun problema…. o no?
A dire il vero, oggigiorno, non è cosi difficile osservare bambini obesi o sovrappeso, ma nell’immaginario comune, il sovrappeso non è ancora considerato una vera malattia è, malauguratamente vista, più come una problematica estetica/sociale.
Negli adulti poi, devi anche considerare il fatto che, avendo la tecnologia a disposizione, al presentarsi di un problema come ad esempio il fiato grosso nel salire le scale, ci si abitua a prendere l’ascensore.
Allo stesso modo si scelgono passatempi e compagnie più consone al proprio “problema”.
Se sono riuscito a rendere chiaro il concetto, capirai che la percezione dell’eventuale scelta sbagliata (cattivo domani) è minima o inesistente, di conseguenza il male che potrebbe arrivare domani non è neanche preso in considerazione durante la scelta.
Quindi in realtà non scegliamo.
Nel mondo animale abbiamo assistito a come questa prima grande verità si possa manifestare ad esempio con l’encefalopatia spongiforme bovina o morbo della mucca pazza.
Ad aggravare la mancata percezione del pericolo ci viene in aiuto la seconda grande verità organica.
La dipendenza palatale, seconda grande verità
Abbiamo tutti una forte dipendenza palatale! Usando le parole della General Mills, pronunciate durante la riunione descritta nell’articolo precedentemente citato del New York Times:
Non parlate di nutrizione, parlate di gusto!
Se quello che produciamo ha un sapore migliore… non venderemmo mai qualcosa che non ha un buon sapore!
Abbiamo agito responsabilmente, sia per il pubblico che per gli azionisti, il più delle volte, la gente ha acquistato quello che voleva, e gli piaceva quello che aveva un buon sapore.
Queste parole, dicono tutto quello che ti serve sapere per comprendere la dipendenza palatale, l’industria alimentare ha investito miliardi di euro per studiare il comportamento dei consumatori e per trovare la miglior formula o ricetta che abbia il massimo effetto “Mmmmhhh”.
Noi consumatori abbiamo scelto volontariamente!
Pensa bene a questa affermazione e prova ad immaginare le scelte alimentari di un intera nazione.
Chi ha costretto la gente a scegliere?
Nessuno ha puntato la pistola alla tempia di qualcuno, tutti hanno scelto spontaneamente e volontariamente.
Dopotutto se ti togli anche il piacere del cibo, che vivi a fare?
Cos’è la vita senza il cibo elaborato, il buon vino, la birra, i cocktail, i dolci…. una grigia giornata che scivola via una dopo l’altra senza gioia, senza nulla che valga la pena, tolta la gioia del cibo.
Eeeehhhh vebbè, cosa vuoi che faccia un cappuccino e una brioches a colazione….poi il buon vino fa buon sangue, bisogna mangiare di tutto un pò e l’importante è non esagerare…
Ma davvero sei convinto che indorare la pillola credendo ai rincuoranti modi di dire sia la strada giusta per una salute funzionale?
Sigarette e Bliss point
Come spesso accade nei miei articoli, di tanto in tanto, spuntano fuori argomenti che apparentemente non centrano nulla con il tema in discussione.
Dopo tutti questi anni passati ad osservare con attenzione modi e costumi della gente, progressi della comunicazione e del marketing, aumento nella diffusione dei mezzi di diffusione delle notizie, etc, etc, posso assicurarti che ci sono solo 3 o 4 realtà usate per spingerci in una certa direzione, indifferentemente dal contesto.
Questa volta tiro in ballo le sigarette mentre stiamo parlando di dipendenza palatale!
La non conoscenza è sempre uno svantaggio, e quando si accompagna alla deresponsabilizzazione volontaria, otteniamo il massimo dei risultati in termini di involuzione umana. (S.Branda)
Ti ricordi la battaglia della class action americana contro le case produttrici di sigarette?
Il fumo provoca enormi danni alla salute e alle casse della sanità pubblica ma, a quanto pare, fino a prima della super sentenza che condanno l’industria del tabacco, questi danni erano sconosciuti.
Inoltre chi fumava, godeva nel farlo, raggiungendo il “punto di beatitudine” che scaricava dallo stress, appagava, aumentava il sex appeal…
Era evidentemente più spiacevole il non fumare, dopotutto era un abitudine ben vista e proposta anche dai media.
Ad esempio nei film antecedenti gli anni 90 era quasi impossibile avere protagonisti non fumatori…ci hai mai fatto caso?
E la pubblicità del fumo?
Ricordi le livree della Marlboro in Formula Uno ad esempio?
Bliss Smoke Point
Pensaci bene, chi ha mai costretto qualcuno a fumare?
Probabilmente obbietterai dicendomi che il fumo crea ed è una dipendenza come l’alcool e la droga…
Assolutamente vero, infatti le responsabilità dell’industria del tabacco che vennero evidenziate nella sentenza, erano di aver studiato a tavolino il mix perfetto di tabacco e additivi, per ottenere il massimo “Bliss smoke point” (termite di fantasia).
Inoltre, usò strategie manipolatorie ben precise nella comunicazione, nella pubblicità e diffusione del fumo.
Non ti sono evidenti le analogie con il cibo?
Supponiamo che io sia un produttore del prodotto X e tu il consumatore a cui mi propongo.
Il mio obbiettivo è creare profitto, in ogni modo lecito possibile se sono un produttore onesto.
Quello che stabilisce cosa è lecito o no, è la conoscenza dei fatti e, se solo io conosco un modo per rendere il mio prodotto X irresistibile per te, poco importa se ti nuoce!
Fino a che nessuno mi scopre o fino a quando i miei soci in affari mi coprono le spalle, io continuerò imperterrito a speculare, massimizzando i profitti, tanto quelli come te, ovvero i consumatori, hanno una caratteristica vantaggiosa per me, si riproducono!
Morto uno ne nasce un altro, terreno fertile su cui piantare tutto quello che ho sperimentato sul deceduto.
Quante possibilità abbiamo?
Scusami se a volte sono diretto, fastidioso e non politicamente corretto, ma quando si parla delle cose che affossano l’umanità mi sento profondamente coinvolto.
Quando apprendo qualcosa su questi temi, risuona sempre una frase nella mia mente:
Una vita, una possibilità…
Ecco perché me la prendo cosi a cuore e desidero condividere con te le mie esperienze e riflessioni.
Nel prossimo articolo ti spiegherò perfettamente la tecnologia con cui è stato creato il Bliss point e come è stato usato per produrre schiavi dell’industria alimentare.
La tecnologia del Bliss point e la fabbrica di schiavi