La conoscenza, l’importanza e le abitudini, che decidono
Utilizzando come esempio l’esperienza diretta del neuroscienziato Daniel G.Amen, descritta nell’articolo precedente, voglio spiegarti come l’importanza che dai alla conoscenza che hai, stia alla base delle tue abitudini e di conseguenza, abbia un ruolo fondamentale nelle tue scelte.
Come funzionava la mente del dottore prima di effettuare la SPECT su di se?
Cosa ha innescato la conoscenza degli esiti dell’esame, nel suo modo di percepire i pensieri?
In che modo i pensieri le hanno cambiato mente e corpo?
Conoscenza
Il significato del termine “conoscenza” può essere interpretato in diversi modi a seconda del contesto, detto ciò, in qualunque contesto lo si analizzi, ha sempre a che fare con concetti quali:
- Informazione
- Istruzione
- Comunicazione
- Apprendimento
- Stimolo mentale
- Significato
- Rappresentazione
Il dottore, essendo tale, aveva sicuramente una mole di informazioni, studiate durante la sua istruzione, comunicatagli dai sui insegnati che ne hanno gestito l’apprendimento, al fine di stimolarlo mentalmente perché assimilasse i significati necessari alla sua formazione, la quale rappresentava le sue certezze e credenze sul corpo umano, ovvero la sua conoscenza.
Il suo bagaglio di conoscenza le dava una sorta di sicurezza, di convinzioni o credenze (programmi mentali), e proprio per questo rimase cosi stupito e sconcertato dagli esiti dello studio del suo cervello.
Nel momento in cui apprese il vero stato della sua forma cerebrale, successe una cosa:
Quello che sentiva come normale e percepiva come non determinante, è stato messo in forte discussione dalle prove scientifiche oggettive, che dimostravano il contrario.
Le sue informazioni sulla salute e le sue credenze rispetto ai comportamenti riguardanti la salute, avevano ricevuto un schiaffo emotivo dalla nuova realtà oggettiva dimostrata dalla Spect.
La sua natura di scienziato, probabilmente molto razionale, diede importanza massima ai risultati dell’esame, come uomo di scienza aveva avuto la prova scientifica perfetta che il suo cervello non era nelle condizioni che si aspettava.
Questo conflitto emotivo, dato dal contrapporsi della nuova scoperta e le cose che dava per scontate, ha creato un terremoto di valori che gli ha permesso di fare un salto in avanti enorme, sia come uomo che come scienziato.
Definizione di conoscenza
Mi piace molto osservare approfonditamente e decifrare le lezioni che si celano dietro le esperienze vissute dalle persone che hanno fatto la differenza.
Da dottore come molti, a luminare della neuroscienza, il percorso è lungo e tortuoso e, le analogie con questa storia “moderna” e la definizione di conoscenza data dai filosofi del passato è sorprendente e magari sarà oggetto di un prossimo articolo.
Nel tentativo di apprendere quanto più possibile dall’esperienza del dott Daniel G.Amen, vorrei riportarti la definizione di conoscenza che puoi trovare su wikipedia:
La conoscenza è la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenute attraverso l’esperienza o l’apprendimento (a posteriori), ovvero tramite l’introspezione (a priori).
Fai attenzione, pensa alla realtà dei fatti, nella vita di tutti i giorni non sempre la conoscenza è comprensione e consapevolezza, tutt’altro, quello che dovrebbe esserci a priori (introspezione) spesso non esiste.
Per la nostra società la conoscenza è considerata semplicemente “conoscere” o “sapere” una serie di dati o di fatti, come se fossimo dei libri o giornali, dei database da utilizzare successivamente a seconda delle necessita del sistema. e non potrebbe essere diversamente!
Tutto il sistema scolastico si basa esclusivamente sul riversare nella mente degli studenti dati e fatti, e poco o nulla viene discusso riguardante la consapevolezza.
Senza contare che le figure che passano l’informazione, dovrebbero passarle in modo neutro e lasciare all’introspezione di ogni singolo allievo il compito di farlo arrivare alla vera conoscenza.
Anche per questo ci sarebbe bisogno di un articolo dedicato, e sicuramente lo approfondirò in seguito, ma ora uso la definizione sopra riportata, come spiegazione per quello che successe nella mente del dottore, una volta appreso l’esito dell’esame.
Conoscenza e informazione
La differenza tra la semplice informazione e la conoscenza, risiede nel fatto che mentre la prima esiste indipendentemente da chi la possa utilizzare, come ad esempio l’informazione riportata sui giornali o libri o detta attraverso la televisione, la conoscenza esiste solo quando un “utilizzatore” ricollega le informazioni alla propria esperienza personale.
La conoscenza esiste solo quando un’intelligenza possa essere in grado di utilizzarla.
Ovviamente i dati e gli studi osservati, riguardanti tutti i pazienti del dottore, avevano formato un bagaglio di informazioni divenute conoscenza attraverso l’osservazione, di come erano i pazienti e di cosa le succedesse quando si adattavano a determinati stimoli.
Questo genere di conoscenza, coinvolgeva totalmente il dottore nella sua esperienza di osservatore esterno ma, come puoi intuire, mancava della fondamentale e indispensabile esperienza diretta e personale.
Conoscenza e introspezione
Fino a quando il dottore non ha rivolto l’attenzione verso di se, verso l’interno, la percezione della sua forma era del tutto affidata ai suoi programmi automatici, alla sua percezione della normalità comunemente accettata.
Non era neanche a conoscenza della sua condizione cerebrale fino a quando non lo apprese dall’esito dell’esame.
I nuovi dati sul suo cervello, lo hanno messo a conoscenza di un fatto.
Un fatto che lo sorprese e lo interessò emozionalmente in modo profondo.
Dopo una attenta introspezione, osservando ed analizzando direttamente la propria interiorità, i sentimenti e i desideri prodotti dalla sua mente, venne scossa la sua identità come persona e come scienziato.
In che modo è avvenuto tutto questo, e perché?
Ritornando alle riflessioni fatte dal dott. D.G. Amen, sulla sua forma antecedente l’esame descritta nell’articolo precedente, notiamo che riporta di non aver mai fatto uso di sostanze illegali, di aver bevuto pochissimo alcol e di non aver mai fumato.
Queste tre affermazioni descrivono le credenze o programmi mentali più forti presenti nella sua mente in quel momento, lui sapeva che non bere, non fumare e non drogarsi erano sopra ogni dubbio le tre cose più importanti.
Su queste tre cosa la sua attenzione era massima e di conseguenza anche il carico emotivo lo era, e questo gli permetteva, ad esempio, di limitarsi molto nel bere alcol se gli capitava.
Nel riportare invece le altre abitudini che completavano la descrizione del suo stile di vita, è palesemente evidente che l’importanza datagli e il conseguente carico emotivo erano minimi:
- beveva molte bibite gassate
- molto spesso dormiva solo 4 o 5 ore per notte
- mangiava spesso prodotti alimentari elaborati
- era in sovrappeso di una dozzina di chili
- si sentiva spesso stressato
- le ferite emozionali del passato mai rimarginate erano spesso presenti nei suoi pensieri
Il decompressore emotivo
Per ogni singola condizione aveva una sorta di alibi o, come lo chiamo io “decompressore psico emotivo“:
- Beveva molte bibite gassate, ma evitava scrupolosamente quelle con zucchero aggiunto privilegiando le “light”.
- Dormiva solo 4- 5 ore per notte e si sentiva spesso stressato a causa dei tanti impegni.
- Mangiava quasi sempre prodotti alimentari elaborati per la vita frenetica che conduceva.
- Era in sovrappeso di dodici chili perchè non aveva tempo per curarsi del proprio corpo.
- Spesso si sentiva stressato per le innumerevoli incombenze giornaliere.
- Il dolore per le ferite emozionali del passato affiorava ripetutamente ma non poteva farci niente se non aspettare di dimenticare.
Per la sua mente, tutte queste cose erano “normali”, dopotutto tutti i suoi “ma” , “cause” e “perché” erano gli stessi delle persone che conosceva.
La sua vita era simile a quella di colleghi e conoscenti che, chi più e chi meno, rispecchiavano le stesse caratteristiche.
In questo modo aveva un altro grande decompressore emotivo grazie alla sua la riprova sociale…cosi fan tutti…
Ahimè, se lo fanno tutti non significa affatto che faccia bene farlo o che non faccia male, che dici anche qua ci sta un bel articolo dedicato?
L’ufficio autorizzazioni
Tornando a noi, abbiamo visto che il dottore aveva una sorta di giustificazione per ogni sua abitudine che veniva cosi autorizzata dal suo software cerebrale.
Tutti noi abbiamo una sorta di ufficio delle autorizzazioni (u.a.) da qualche parte dentro, il quale decide quali tipi di autorizzazione rilasciare o meno.
L’autorizzazione sta alla base dei conflitti interni, quando c’è il nulla osta dell’ u.a, i conflitti non avvengono mai, ecco perché percepiva normale la sua situazione.
Questa percezione di normalità, unita al fatto che fino ad allora le uniche prove davvero scientifiche riguardanti i danni cerebrali, erano solo relative alle osservazioni fatte sull’assunzione di droghe, alcool e fumo, mettevano in ombra tutte le altre componenti del suo stile di vita.
Trovarsi di fronte all’esito della Spect, ha ribaltato la situazione, da osservatore esterno è passato a osservatore interno!
La carica emotiva che percepiva riferita al suo stile di vita era pressoché neutra, e non comprometteva il suo equilibrio, almeno a livello conscio.
Un’evidenza cosi scientificamente provata era, per la mente da scienziato di D.G. Amen, una verità pressoché assoluta!
Questo non poteva far altro che stravolgere tutte le sue certezze revocando le autorizzazioni sulla “normalità”, costringendolo a reinterpretare tutte le sue informazioni.
Era dunque arrivato alla vera conoscenza: la consapevolezza!
Finalmente le informazioni in suo possesso potevano essere usate dalla sua intelligenza ricollegandole alla propria esperienza personale.
Ricapitolando
- Ai fini di ottenere i massimi vantaggi dalla mente, è indispensabile avere il giusto livello di conoscenza.
- La conoscenza è la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni, ottenute attraverso l’esperienza o l’apprendimento (a posteriori), ovvero tramite l’introspezione (a priori).
- L’introspezione è il miglior modo che l’intelligenza ha per produrre una conoscenza.
- Il valore definito dalla pressione emotiva che dai alla conoscenza influenza totalmente le tue decisioni.
- La pressione emotiva dipende dai tuoi programmi mentali.
Senza intelligenza, non può esserci conoscenza ma solo informazioni.
Hai letto di come un intelligenza scientifica, come quella del dott D.G.Amen, sia stata stravolta dalla messa in discussione dei valori causata da una reazione emotiva ad una presa di coscenza, capace di trasformare tutto il suo lavoro futuro.
Grazie a quella esperienza emotiva, la successiva presa di coscienza gli ha permesso di diventare uno dei massimi esperti e conoscitore del cervello umano e del suo funzionamento.
Può l’emozione essere una concausa dell’intelligenza comunemente definita razionalità?
Esiste dunque una sola forma di intelligenza formata da diversi fattori, o sono effettivamente diverse le forme di intelligenza, e come tutto questo si relaziona con il nostro cervello?
Te ne parlo nel prossimo articolo:
Le 3 intelligenze che dominano la nostra vita